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Domande Frequenti

In questa sezione troverai le domande più frequenti che una donna pone al suo medico, in cerca di chiarimenti.
Le domande sono state suddivise in tre macro aree:
PREVENZIONE - CHIRURGIA - PSICOLOGIA
Se non trovi la tua risposta passa alla sezione “L’Esperto Risponde” ponendo direttamente tu una domanda cui risponderà un senologo competente iscritto all’albo dell’Associazione.

FAQ Categoria

Carissima amica, una diagnosi di carcinoma, ovvero di tumore, al seno è sicuramente un evento che provoca disagio psicologico, aumentando notevolmente le possibilità di sperimentare ansia e depressione sintomatica.

In generale nel processo di accettazione di una malattia la prima fase è sicuramente le più difficile, ed è la fase di rifiuto. Durante questa fase la donna dovrà fare i conti con una serie di pensieri negativi e di dubbi che attaccano l’equilibrio personale costruito nel tempo.

Prima però di pensare di ricercare il supporto in persone esperte (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra) il consiglio è di ricercare il supporto in quelle risorse più vicine a noi, esprimere le proprie paure al proprio partner, o ai propri familiari, tentare di parlare liberamente di tutte le preoccupazioni, questo è il primo passo per attuare uno scarico emotivo necessario per un corretto approccio al percorso di cura.

Secondariamente evitare di farsi condizionare da fonti di informazione inaffidabili come siti internet non garantiti o racconti di amici o parenti che potrebbero solo confondere notevolmente le idee e aiutare il disagio vissuto. I picchi principali di disagio sono sperimentati durante le fasi di intervento chirurgico e di inizio dei trattamenti eventuali.

Se ansia e depressione dovessero risultare patologiche, ovvero con una permanenza maggiore alle tre settimane e con notevoli ripercussioni sulla propria vita, allora è il caso di consultare uno specialista che potrà essere uno psicoterapeuta o in caso di patologie altamente invalidanti di uno psichiatra.

Il ritorno in famiglia è un momento importante e delicato in cui sia voi che i vostri cari dovrete ritrovare quella serenità che consente di vivere appieno l’affetto della propria famiglia.

Costruite un dialogo aperto anche con i figli, i parenti, gli amici, parlando della vostra condizione e rendendoli partecipi dei vostri sentimenti. Tacere non consente loro né di comprendere né di condividere ma, al contrario, incrementa i timori, mentre il dialogo li avvicinerà a voi e li renderà partecipi.

Certo la malattia genera timori, ma vedere che siete disposte a parlarne, che desiderate mettere in comune le ansie ma anche il coraggio di essere di nuovo felice, favorirà l’instaurarsi di rapporti più sereni e distesi.

Tutto ciò che possa aiutarvi a far fronte alla situazione da soli è utile. Cambiare atteggiamento di fronte alla consapevolezza di avere un tumore può influire sulla prognosi.

Se ridurre lo stress sia effettivamente in grado di migliorare la prognosi è molto difficile da dimostrare, ma moltissimi studi dimostrano che un atteggiamento positivo migliora la qualità della vita di un individuo, e aumenta la compliance alle cure. 

È molto importante, però, che essere positivi non diventi un onere. Pochissimi riescono ed essere sempre totalmente positivi ed è assolutamente naturale sentirsi giù qualche volta.

Il coniuge sano può e deve sostenere affettivamente la propria compagna. A volte, però, é proprio il partner non colpito dalla malattia a voler rimuovere il problema. Capita spesso che la donna, che é invece é molto lucida, consapevole, e ha bisogno di parlare del tumore, delle cure, delle preoccupazioni che l’assillano, si trovi di fronte ad un muro.

Questo problema di comunicazione può far sentire la paziente ancora più sola e mettere in crisi la coppia. Ad oggi sono numerosi gli studi che coinvolgono il caregiver, ovvero colui che accompagna la donna durante il percorso di cura, come parte attiva della cura, capace cioè di aiutare notevolmente la donna affetta dalla malattia, ma anche come parte che necessità di supporto in quanto si ritrova a sperimentare un ruolo complesso.

Tale ruolo di caregiver infatti necessità una quantità molto importante di risorse emotive e cognitive di cui non tutti ne hanno disponibilità. Nei casi in cui il problema diventi un problema di coppia è consigliabile per entrambi entrare a far parte in percorsi di supporto che prevedono generalmente l’utilizzo di strumenti come i gruppi di supporto o di auto aiuto.

Il senso di colpa è una caratteristica che appartiene proprio a questa patologia, e il non voler pesare sui propri familiari è un atteggiamento molto diffuso.

Ma non esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni aumenta notevolmente il carico cognitivo ed emotivo personale.

Tale carico inizierà prima o poi a gravare sulle risorse personali, fino a porre le basi per patologie di tipo psicologico o anche psichiatrico, di conseguenza quello che inizialmente è una strategia difensiva nei confronti degli altri si trasforma in un potente strumento distruttivo per se stessi.

Il consiglio è di esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti ai familiari e sopratutto alle persone di cui ci fidiamo.

Alle persone vicine, invece, il consiglio è dimostrare di accettare la malattia e di poterne parlare apertamente facendo anzi forza proprio sull’unione e sulla condivisione delle preoccupazioni.

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Chi Siamo

L’Associazione per la Lotta ai Tumori del Seno – ALTS ITALIA ETS ODV presente sul territorio nazionale a tutela della salute delle donne.


L’Associazione si è costituita il 19 novembre 1986 confermando l’impegno dei Soci Fondatori che da anni perseguivano gli stessi obiettivi.

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